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Capitolo N°13: «Una folla un po’ gioiosa»

Renzo, seguendo la folla, giunge alla casa del vicario di provvisione, la quale viene pesantemente attaccata dalla folla. Per contrastare la folla, vengono inviati alcuni soldati, ottenendo scarsissimi risultati, anzi, portando ad un'indignazione ancora più forte nelle persone. Informato della situazione, il gran cancelliere Antonio Ferrer accorre in soccorso del vicario, riuscendo a portare quest’ultimo fuori dal tumulto, con la scusante di farlo arrestare, anche se, come dice Manzoni, in realtà l’abbassamento dei prezzi da parte di Ferrer provocò tutto il caos, non il prezzo precedentemente imposto dal vicario, che quindi non verrà arrestato.

Luoghi citati nel capitolo:

assalto alla casa del vicariodi provvisi

Il forno

È la bottega di Milano che viene assalita dalla folla in tumulto il giorno di S. Martino del 1628, in occasione della sommossa scatenatasi a causa del rincaro del pane dopo la revoca del calmiere imposto da Ferrer: si trova in quella che allora si chiamava la Corsia dei Servi (oggi corso Vittorio Emanuele) e l'autore ci informa che ai suoi tempi aveva lo stesso nome, che in dialetto milanese suona "prestin di scansc" e che secondo lui è formato di "parole così eteroclite, così bisbetiche, così selvatiche, che l’alfabeto della lingua non ha i segni per indicarne il suono". Il nome "forno delle Grucce" è, secondo Manzoni, la traduzione del nome originale in toscano, ma in realtà la parola "scansc" non allude alle grucce dell'insegna come lui pensava, bensì alla nobile famiglia degli Scansi cui nel XVIII secolo apparteneva la bottega. In seguito la folla abbatte la porta ed entra nel forno, saccheggiando tutto ciò che riesce a portar via e sciupando una gran quantità di farina; i tumultuanti si abbandonano anche l'insensata distruzione della bottega, asportando varie suppellettili e attrezzi che vengono poi bruciati in un gran falò sulla piazza del duomo, in una sorta di bizzarro rito carnevalesco. All'assalto assiste anche Renzo, arrivato da poco in città, il quale si limita ad osservare le cose dall'esterno e non prende parte ai disordini, pensando in cuor suo che la distruzione dei forni non sia "una bella cosa".

 

«Lo sventurato vicario stava, in quel momento, facendo un chilo agro e stentato d’un desinare biascicato senza appetito, e senza pan fresco, e attendeva, con gran sospensione, come avesse a finire quella burrasca, lontano però dal sospettar che dovesse cader così spaventosamente addosso a lui. Qualche galantuomo precorse di galoppo la folla, per avvertirlo di quel che gli sovrastava. I servitori, attirati già dal rumore sulla porta, guardavano sgomentati lungo la strada, dalla parte donde il rumore veniva avvicinandosi. Mentre ascoltan l’avviso, vedon comparire la vanguardia: in fretta e in furia, si porta l’avviso al padrone: mentre questo pensa a fuggire, e come fuggire, un altro viene a dirgli che non è più a tempo.»

Liceo Scientifico E.Curiel

A cura degli studenti: Ballan Francesco, Baratto Lorenzo, Bisarello Anna,
Cazzaro Mattia, Disarò Beatrice, Gastaldi Alessandro, Martini Francesco e Terreni Marco. 
(La 2°F dell'anno scolastico 2020-2021)

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