Capitolo N°21: «I rimorsi dell’innominato»

Lucia viene condotta da una vecchia serva dell’innominato nella stanza dove vivrà il resto della sua prigionia all’interno del castello. La giovane confessa tutte le peripezie vissute per colpa di Don Rodrigo, portando a compassione sia il Nibbio che l’innominato stesso. Durante la notte, il padrone del castello è preda di incubi e rimorsi terribili, tanto da arrivare ad un passo dal suicidio, con una pistola puntata alla testa. Contemporaneamente, Lucia per ottenere delle speranze in più di essere liberata, fa voto di castità alla madonna. Al levarsi del sole, l’innominato manda in avanscoperta un bravo per capire il motivo di tutto l’afflusso di gente al paesino vicino. Venuto a conoscenza della presenza di Federigo Borromeo, arcivescovo e cardinale della città di Milano fino al 1631, decide di scendere in paese.
Luoghi citati nel capitolo:
Il castello dell’Innominato:
È l'inespugnabile fortezza in cui vive e opera l'Innominato, situata in un punto imprecisato lungo il confine tra il Milanese e il Bergamasco e distante non più di sette miglia dal palazzotto di don Rodrigo: il luogo descritto quando il signorotto vi si reca per chiedere l'aiuto del potente bandito nel rapimento di Lucia e fin dall'inizio si presenta come un castello truce e sinistro. Infatti sorge in cima a un'erta collina al centro di una valle che è a cavallo del confine dei due stati, accessibile solo attraverso un sentiero tortuoso che si inerpica verso l'alto e che è dominato dagli occupanti del castello, che sono dunque al riparo dall'assalto di qualunque nemico. Il castello sembra una potenza su tutti gli altri in cui l'Innominato può dominare anche fisicamente su tutto il territorio circostante, di cui egli è considerato l'assoluto padrone. All'inizio del sentiero che conduce in alto c'è un'osteria che funge da corpo di guardia, la quale, a dispetto dell'insegna che mostra un sole splendente, è nota come la Malanotte e in cui stazionano bravi dell'Innominato armati fino ai denti: qui si ferma don Rodrigo quando giunge insieme ai suoi sgherri e viene precisato che nessuno può salire al castello armato, per cui il signorotto deve consegnare ai bravi le proprie armi. In seguito viene accompagnato all'interno della fortezza e percorre una serie di oscuri corridoi, con bravi di guardia ad ogni stanza e varie armi appese alle pareti (moschetti, sciabole, spade...).
«Intanto l’Innominato, ritto sulla porta del castello, guardava in giù; e vedeva la bussola venir passo passo, come prima la carrozza, e avanti, a una distanza che cresceva ogni momento, salir di corsa il Nibbio. Quando questo fu in cima, il signore gli accennò che lo seguisse; e andò con lui in una stanza del castello.»