Capitolo N°31: «La diffusione della peste»

Manzoni inizia la sua riflessione sul rapidissimo diffondersi della peste in tutto il ducato di Milano. Questo argomento, viene preso sotto tono dai cittadini, i quali pensano che il diffondersi delle morti fosse solo una causa della carestia. Il narratore è molto contrariato da questo aspetto poiché non capisce come la gente possa essere così incompetente. Tuttavia alcuni medici come Ludovico Settala cercheranno di suggerire diverse contromisure per arginare il flagello, anche se queste ultime non verranno attuate in tempo.
Luoghi citati nel capitolo:
L 'inchiesta del Tadino:
Lungo la striscia di territorio lombardo percorsa dall'esercito dei Lanzichenecchi già nell'autunno del 1629 la peste inizia a diffondersi e a provocare vittime sporadiche, con i malati che manifestano sintomi sconosciuti ai più ma non a quelli che rammentano la cosiddetta "peste di S. Carlo" del 1576, che aveva spopolato buona parte del nord Italia. Il famoso medico Lodovico Settala, ora ottantenne e che in gioventù aveva curato quella peste, il 20 ottobre riferisce al Tribunale di Sanità milanese che il contagio si sta diffondendo nel territorio di Lecco, anche se le autorità non prendono alcun serio provvedimento. Giungono altre notizie simili da altri centri, al che il Tribunale manda un commissario e un medico a visitare i luoghi colpiti, ma questi si lasciano persuadere da un barbiere di Bellano che non si tratta di peste, bensì di febbri dovute alle esalazioni delle paludi, rassicurazioni che tranquillizzano la Sanità.
«Per tutta adunque la striscia di territorio percorsa dall'esercito, s'era trovato qualche cadavere nelle case, qualcheduno sulla strada. Poco dopo, in questo e in quel paese, cominciarono ad ammalarsi, a morire, persone, famiglie, di mali violenti, strani, con segni sconosciuti alla piú parte de' viventi. C'era soltanto alcuni a cui non riuscissero nuovi: que' pochi che potessero ricordarsi della peste che, cinquantatre anni avanti, aveva desolata pure una buona parte d'Italia, e in ispecie il milanese, dove fu chiamata, ed è tuttora, la peste di san Carlo. Tanto è forte la carità! Tra le memorie così varie e così solenni d'un infortunio generale, può essa far primeggiare quella d'un uomo, perché a quest'uomo ha ispirato sentimenti e azioni piú memorabili ancora de' mali; stamparlo nelle menti, come un sunto di tutti que' guai, perché in tutti l'ha spinto e intromesso, guida, soccorso, esempio, vittima volontaria; d'una calamità per tutti, far per quest'uomo come un'impresa; nominarla da lui, come una conquista, o una scoperta.»
La peste di Milano:
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Giunto al punto della narrazione in cui l'epidemia di peste si diffonde a Milano e in buona parte d'Italia a causa del passaggio dei lanzichenecchi, l'autore si propone di raccontare per sommi capi la storia, concentrandosi pressoché unicamente sui fatti milanesi in quanto i documenti lombardi dell'epoca trattano solo del morbo in quella città. Manzoni osserva che in nessuno scritto del Seicento sul tema della peste vi è un resoconto dettagliato e ordinato della calamità, ma molte notizie confuse e imprecise, errori ed omissioni, e questo riguarda anche la fonte principale del tempo, ovvero l'opera di Giuseppe Ripamonti sulla peste di Milano del 1630.
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«La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d'Italia. Condotti dal filo della nostra storia, noi passiamo a raccontar gli avvenimenti principali di quella calamità; nel milanese, s'intende, anzi in Milano quasi esclusivamente: ché della città quasi esclusivamente trattano le memorie del tempo, come a un di presso accade sempre e per tutto, per buone e per cattive ragioni. E in questo racconto, il nostro fine non è, per dir la verità, soltanto di rappresentar lo stato delle cose nel quale verranno a trovarsi i nostri personaggi; ma di far conoscere insieme, per quanto si può in ristretto, e per quanto si può da noi, un tratto di storia patria piú famoso che conosciuto.»