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Capitolo N°15: «fuga dalle grinfie della legge»

Dopo che il poliziotto se ne fu andato, Renzo viene messo a letto dall’oste, il quale si recherà anche lui dal notaio criminale per denunciare la presenza di quell’uomo assai strano all’interno della sua locanda. La mattina seguente, Renzo viene svegliato da due birri che urlano il suo nome. Un po’ intontito dal sonno, si alza dal letto e tenta di capire cosa è successo. Dopo alcune false rassicurazioni da parte del comandante della piccola pattuglia, la comitiva si dirige fuori dalla locanda.  Nel frattempo, Renzo si era accorto delle false rassicurazioni dei poliziotti. Decide quindi di aizzare una folla di popolani contro i tre birri, mentre lui scappa a gambe levate fuori dalla città di Milano. Durante la fuga Renzo tenta di capire come fosse possibile che la polizia conoscesse il suo nome. 

Luoghi citati nel capitolo:

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L’oste porta in camera Renzo che si è ubriacato:

(...), lo fece uscire di tra la tavola e la panca; e, preso con una mano un lume, con l’altra, parte lo condusse, parte lo tirrò, alla meglio, verso l’uscio di scala.(..)-Andiamo a letto, a letto- disse l’oste, strascinandolo; gli fece imboccar l’uscio; e con più fatica ancora, lo tirò in cima di quella scaletta, e poi nella camera che gli avevo destinata.

Osteria della Luna Piena:

Renzo s'accostò all'uscio che metteva in cucina, alzò il saliscendi, aprì, e v'entrò col suo compagno. Due lumi a mano, pendenti da due pertiche attaccate alla trave del palco, vi spandevano una mezza luce. Molta gente era seduta, non però in ozio, su due panche, di qua e di là d'una tavola stretta e lunga, che teneva quasi tutta una parte della stanza: a intervalli, tovaglie e piatti; a intervalli, carte voltate e rivoltate, dadi buttati e raccolti; fiaschi e bicchieri per tutto. Si vedevano anche correre berlinghe, reali e parpagliole, che, se avessero potuto parlare, avrebbero detto probabilmente: "noi eravamo stamattina nella ciotola d'un fornaio, o nelle tasche di qualche spettatore del tumulto, che tutt'intento a vedere come andassero gli affari pubblici, si dimenticava di vigilar le sue faccendole private". Il chiasso era grande. Un garzone girava innanzi e indietro, in fretta e in furia, al servizio di quella tavola insieme e tavoliere: l'oste era a sedere sur una piccola panca, sotto la cappa del cammino, occupato, in apparenza, in certe figure che faceva e disfaceva nella cenere, con le molle.

Ed entrò in un usciaccio, sopra il quale pendeva l’insegna della luna piena.

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Liceo Scientifico E.Curiel

A cura degli studenti: Ballan Francesco, Baratto Lorenzo, Bisarello Anna,
Cazzaro Mattia, Disarò Beatrice, Gastaldi Alessandro, Martini Francesco e Terreni Marco. 
(La 2°F dell'anno scolastico 2020-2021)

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