Capitolo N°23: «Il pianto dell’innominato»

Durante la confessione dell’innominato, viene menzionato anche il rapimento di Lucia. Il cardinale propone di porre subito rimedio ad un tale peccato. Propone dunque di mandare Don Abbondio, sapendo che quest'ultimo era il curato della parrocchia dove risiedeva la giovane, a prendere Lucia al castello. L’innominato dopo la conversione si dimostra sempre più propenso a fare delle buone azioni , accompagnando personalmente il curato a liberare Lucia.
Luoghi citati nel capitolo:
Castello dell’Innominato:
E’ situato sopra la valle cosiddetta di San Martino, questo permette la completa su quest’ultima. Su di una delle torri incorporate alle mura del castello, l’innominato attende impaziente l’arrivo della carrozza che trasportava Lucia. Nei Promessi Sposi all’interno viene descritto come un luogo inquietante e poco ospitale, che spaventa Lucia non appena vi mette piede. Vengono fatti notare anche alcuni particolari riguardanti gli oggetti appesi alle pareti, che nella maggior parte sono armi.
«Finalmente (non si sa dopo quanto tempo), o fosse levato il bando, per qualche potente intercessione, o l’audacia di quell’uomo gli tenesse luogo d’immunità, si risolvette di tornare a casa, e vi tornò difatti; non però in Milano, ma in un castello confinante col territorio bergamasco, che allora era, come ognun sa, stato veneto. “Quella casa - cito ancora il Ripamonti, - era come un’officina di mandati sanguinosi: servitori, la cui testa era messa a taglia, e che avevan per mestiere di troncar teste: né cuoco, né sguattero dispensati dall’omicidio: le mani de’ ragazzi insanguinate”. Oltre questa bella famiglia domestica, n’aveva, come afferma lo stesso storico, un’altra di soggetti simili, dispersi e posti come a quartiere in vari luoghi de’ due stati sul lembo de’ quali viveva, e pronti sempre a’ suoi ordini. »
La Malanotte: Nella parte iniziale del sentiero che conduce al castello dell'Innominato, c’è un’osteria che funge da corpo di guardia per i bravi. L’insegna che la rappresenta è un sole splendente ma al suo interno passavano spesso i bravi dell’innominato armati. Don Abbondio insieme all’Innominato percorre un sentiero sconnesso lungo un torrente e passa davanti alla Malanotte, sotto gli sguardi sorpresi dei bravi che decidono di non inveire sul curato per timore dell'Innominato.
«Tale è la descrizione che l’anonimo fa del luogo: del nome, nulla; anzi, per non metterci sulla strada di scoprirlo, non dice niente del viaggio di don Rodrigo, e lo porta addirittura nel mezzo della valle, appiè del poggio, all’imboccatura dell’erto e tortuoso sentiero. Lì c’era una taverna, che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia. Sur una vecchia insegna che pendeva sopra l’uscio, era dipinto da tutt’e due le parti un sole raggiante; ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifà a modo suo, non chiamava quella taverna che col nome della Malanotte.»